
“E’ con le intenzioni migliori che si producono gli effetti peggiori”
Oscar Wilde
Un anno è passato da quando abbiamo stappato la bottiglia di spumante augurandoci l’un l’altro un anno migliore.
Sappiamo tutti come è andata e quindi non mi va proprio di finire l’anno con i soliti discorsi di auguri e facendo un sunto di quelli che sono i miei successi o i propositi.
Mi sembra più coerente col mio ruolo, e quello di questa rubrica, stare dentro la situazione attuale perché sicuramente è più utile una buona riflessione che un blando augurio.
La riflessione può cambiare il corso delle cose perché permette di aprire spiragli di cambiamento mentre un augurio fine a se stesso sposta verso l’esterno la causalità di ciò che si percepisce.
In questo modo posso aiutarti a cambiare la prospettiva, e vedere o sentire, in modo diverso quello che sta accadendo.
Possiamo considerare infatti, che gli esseri umani, come dimostrato da diversi studi della moderna psicologia cognitiva, hanno forti difficoltà a cambiare le loro visioni e i loro schemi di pensiero anche quando questi si dimostrano, a più riprese, inadeguati.
E’ corretto considerare, come assunto iniziale, che la vita è costellata di eventi più o meno problematici per chiunque.
La differenza sta nel come ci si pone nei confronti di tali realtà poiché ciò condurrà a mettere in atto tentativi che possono guidare non solo alla NON soluzione ma, addirittura, alla complicazione del problema che si vorrebbe risolvere.
Pertanto ciò che costruisce un problema non è tanto un errore di percezione, che sono in verità tutte corrette in quanto tue, ma la rigida perseveranza nella posizione assunta e nelle azioni che ne conseguono.
Molto spesso le persone cronicizzano le loro difficoltà esistenziali, utilizzando una o più soluzioni che spesso sono riconosciute dallo stesso soggetto come non funzionali ma che gli risultano però impossibili da modificare.
Questo rigido schema di percezioni e reazioni, nei confronti di una determinata realtà, mantiene quindi in essere il problema, lo complica e spesso conduce la persona a essere sfiduciata nella possibilità di un cambiamento. In virtù di questo, il risultato che si ottiene è che le tentate soluzioni disfunzionali diventano esse stesse il problema.
In pratica, come dice il proverbio, “errare umano est” ma è l’incapacità degli uomini di modificare i propri errori a rendere le situazioni complicate e poi irrisolvibili.
Questa difficoltà a cambiare strategie e schemi mentali risiede nel fatto che queste derivano da pregresse esperienze di successo per simili situazioni.
Ciò che è importante considerare in direzione del cambiamento non è il modo in cui un problema si è venuto a creare nel tempo bensì come questo si mantenga nel presente. Ciò che dobbiamo interrompere, quando vogliamo cambiare una realtà, è la sua persistenza;
Sulla formazione del problema, svoltasi nel passato, non abbiamo alcun potere di intervento e questo è bene tenerlo a mente per ricordarci quanto si sia abili nel decidere come vivere, a prescindere che la scelta ricada sul bene o sul male.
E’ importante, a parer mio, finire l’anno con questa consapevolezza affinché il prossimo possa essere affrontato in modo più flessibile.
Non sappiamo cosa ci riserverà a breve la natura e non sappiamo nemmeno cosa verrà deciso per noi ma di sicuro sappiamo che, nel frattempo, possiamo essere artefici del nostro benessere mentale in quanto abbiamo la possibilità di scegliere se rimanere rigidi nei propri schemi mentali oppure accettare di cambiare la visione e spostarsi su una più utile, andando a concentrarsi non su ciò che è successo ma su quello che abbiamo imparato in questi mesi e quello che potremo fare per vivere al meglio la situazione.
Ok, adesso, che abbiamo messo i presupposti per una buona e corposa riflessione di fine anno, ci sta pure un augurio per il nostro futuro: Buon 2021 a te, lettore che sai arrivare in fondo all’articolo. 😊