Torneremo ad abbracciarci

Torneremo a guardarci le labbra

Torneremo a darci la mano e stringerci forte

Come in un unico grande coro

Per dire io ci sono,

la Terra è casa mia

e l’amore è il mio sentimento

Bene, queste parole che mi sono sgorgate così, dal nulla, mi ricordano della fantastica energia che ognuno di noi può avere dentro di sé e che adesso è bloccata, quasi disabile dietro la barriera della paura, della distanza e delle mascherine.

Allo stesso tempo mi viene in mente uno di quei discorsi che purtroppo da molti angoli viene fuori:

“Quando questa situazione sarà finita sarò finalmente felice”. Ma ne sei proprio sicuro? Perdonami se faccio il guastafeste ma il punto è che non credo proprio che funzioni così.

Anzi, diciamo pure che c’è bisogno di una bella dote di autoconsapevolezza per trovare la centratura che serve per affrontare il durante e il dopo.

Quella centratura che ti permette di capire che molto delle sorti del pianeta dipende da come ti comporti, da come reagisci a questi periodi così sfidanti.

Qualche giorno fa ho postato sui social, un pensiero del grande Gigi Proietti che ci ha lasciato in questi giorni. Sono dei piccoli frammenti di coscienza evoluta:

“Dalla crisi non si esce con l’odio o con la rabbia, quelle sono solo conseguenze. La soluzione invece è l’Amore e il far tornare di moda le persone per bene.”

E’ vero, è l’amore quello su cui dobbiamo puntare per arginare le catastrofi, il resto è tutta sabbia che scorre nella clessidra del tempo che ci rimane prima che questo pianeta ci dica “basta”.

La nostra civiltà è a un bivio epocale che tra l’altro forse abbiamo già superato.

Comunque vada, ricordandomi che so bene come funziona il nostro e il tuo cervello, prima di concludere, mi piace ricordare un fatto di diversi anni fa quando uno studente chiese alla sua prof. di antropologia quale atto secondo lei doveva essere catalogato come primo segno di civiltà in una cultura.

Lo studente si aspettava che la prof. parlasse di punteruoli, scritte, ami, vasi di terracotta o macine di pietra.

Ma non fu così.

La risposta che ebbe lo spiazzò parecchio perché l’insegnante gli rispose che il primo segno di civiltà in una cultura antica era un femore rotto e poi guarito.

È proprio così, facci caso, nel regno animale se ti rompi una gamba, muori.

Non puoi sperare di farcela se non sei integro, non puoi scappare dal pericolo, andare al fiume a bere o cercare cibo. Sei destinato alla morte, sei carne per bestie predatrici.

Nessun animale sopravvive a una gamba rotta abbastanza a lungo perché l’osso guarisca.

Per questo, tornando alla nostra amica antropologa, un femore rotto ma guarito è davvero la prova che qualcuno si è preso il tempo di stare con colui che è caduto, ne ha bendato la ferita, lo ha portato in un luogo sicuro e lo ha aiutato a riprendersi.

E’ l’amore, l’aiutare qualcun altro nelle difficoltà, il momento in cui la civiltà inizia.

E noi, a che punto siamo arrivati? Quanto amore circola nelle strade? Quanti sorrisi ci sono sotto le mascherine?

Non lo so, è davvero difficile in questo momento capire il prossimo ma nonostante tutto io continuo a crederci, credo che torneremo ad abbracciarci, con amore, con tenerezza, con amicizia.

In barba a questo covid e a tutti quelli che godono a pensar male, pietà per loro.