Penso davvero che questo sia il mestiere più bello del mondo. Tutti coloro che vengono da me lo fanno per migliorare e il bello è che sono loro che migliorano me. In questi giorni mi è capitato di parlare con persone di vario genere, di diverso ceto e ambizioni ma il denominatore comune è stato sempre il desiderio di capire come superare questo periodo. A parte il fatto che non condivido come principio quello di voler per forza “superare un periodo” in quanto preferisco vedere la vita come un continuum emozionale, e non un susseguirsi di tappe, una sorta di gara con partenza arrivo continuo, che ritengo pensiero sfinente e faticoso. In particolare in loro sentivo la volontà forte di non voler vedere quello che sta accadendo nel mondo con questa pandemia, come se questo evitasse loro la paura e il dolore per le privazioni e le incertezze a cui siamo sottoposti. Eppure invece il nocciolo sta proprio lì, nell’accettazione. Esiste ciò che accade e quello che vorresti accadesse. Una è la realtà, l’altra è fantasia. Quello che serve come il pane in questi momenti di grave disagio generale e mancanza di linee guida chiare ed efficaci, è l’attitudine ad accettare e convivere col cambiamento e l’incertezza. Questa accettazione di fatto, aiuta a superare le sofferenze del momento perché mentre accetti il problema hai già posato il focus sul dopo. Hai già proiettato il tuo sguardo sulla soluzione anziché lottare fino allo sfinimento, cercando di negarti alla realtà delle cose. Chiaramente fare questo switch dal problema alla soluzione non sempre è facile e quindi siccome la mente è come un muscolo, il più forte che abbiamo, è solo con l’allenamento e la disciplina, che si risolve la situazione a nostro favore. È scientificamente provato che nel nostro cervello esistono un’area deputata, diciamo così, al “lamento” e un’altra al problem solving, ed è altrettanto provato che più grande è una e più piccola diventa l’altra. Immaginatevi quindi come se dentro di voi esistessero due muscoli, che più sviluppo uno, più si riduce l’altro e che allenandoti al proiettarti verso le soluzioni, automaticamente sarai sempre più portato a farlo, fino a trovarla una cosa naturale, evitando di cadere nell’inutile lamentela fine a sé stessa. Per facilitare l’allenamento mentale di questo passaggio, dal lamento per il problema, all’ accettazione e di conseguenza al trovare soluzioni, esistono diversi modi, tante strategie. C’è chi usa la meditazione, la fede, la lettura o chi il semplice silenzio oppure altri che preferiscono farsi domande potenti. Ad esempio in epoca covid, puoi chiederti: cosa posso imparare da questa situazione? Cosa posso trovare di buono in questo? Che insegnamento posso trarne? Come posso risolvere questa situazione e trovare un modo di apprendere nuove abilità da questa sfida? Ad esempio in questi incontri, come dicevo all’inizio, è emersa da una di queste conversazioni una domanda che secondo me crea un cambio sostanziale di paradigma sulla resilienza. Avete presente quelle frasi tipo “non importa quante volte cadi ma quante ti rialzi”? Ecco, abbiamo capito insieme, e qui la potenza del coaching che fa crescere chiunque (a prescindere se sei il coach o il coachee), che in realtà dovremmo dirci “quando cadi, raccogli qualcosa e poi rialzati”. In questo modo, dopo una caduta o in un periodo difficile, invece di rialzarsi di scatto e scrollarsi rapidamente la polvere per poi ripartire come se niente fosse, il nostro focus va su cosa raccogliere per essere più forte domani, con la tua nuova esperienza tradotta in nuova abilità, messa al servizio della consapevolezza.