LA POVERTA’​ DELL’HATER

In questo periodo ne sono successe di cose; ho iniziato a essere ospite fisso il sabato mattina tra le 10 e le 11 su Lady Radio nel programma condotto da Carlo Carotenuto, abbiamo inaugurato la Oneand Academy con i vari percorsi per diventare mental coach, ho partecipato a trasmissioni televisive e altre interessanti live social, con Oneand abbiamo avuto tanti ospiti illustri nelle Coaching Parade del venerdì con contributi importanti per la crescita personale, regalati da Luigi Mazzola, i Booda, Maurizio Compagnoni, esempi di resilienza come Donato Telesca o la natur-chef Silvia Petruzzelli e addirittura tra poco verrà pubblicato anche un mio libro sul cambiamento. E tutto per cosa? Per creare sinergie di benessere, contribuire a far crescere autostima e consapevolezza nelle persone, essere risorsa e dare valore che si possa condividere affinché questo porti ulteriore benessere in chi ci sta vicino. Eppure… Eppure a volte la vita si diverte a metterti davanti delle questioni spigolose che devi imparare a saper gestire. Parlo degli hater, di questi leoni da tastiera che sgusciano tra le pieghe dei social per creare zizzania. Ho fatto tutto questo preambolo per dire che io non sono nessuno, non sono un personaggio pubblico, ma si vede che questo è sufficiente per diventare bersaglio, mio malgrado, di qualche pavido frustrato che questa condizione limitante fornita dal covid, ha accentuato nella sua penosa negatività. Cosa ci posso fare? So che non dovrei ma ci resto ancora male e quando sbuca fuori l’”hater” di turno che mi attacca in modo severo e ingiusto provo una gran tristezza. Mi perplime vedere che nonostante i mezzi che abbiamo oggi a disposizione per studiare, ricevere educazione, imparare ad aprire la nostra mente, esistano ancora persone così limitate da riuscire ad affermare il loro ego solo cercando lo scontro con altri. Mi rattrista soprattutto che proprio in questo momento storico in cui abbiamo bisogno di essere più uniti che mai, ci sia qualcuno che ancora perde tempo a disseminare inutilmente astio e livore con tanta foga. Nei giorni scorsi una persona ha commentato in modo deplorevole e irriguardoso un mio video esprimendo giudizi riguardanti la mia persona e il mio lavoro, senza conoscere né l’una né l’altro. E l’attacco era così predefinito e chiuso alle mie volontà di dialogo da lasciarmi esterrefatto. Mi chiedo cosa spinge alcune persone ad accanirsi contro altri, senza conoscerli? Cosa spinge questi haters a buttare del prezioso tempo per insultare, emettere giudizi inutili e spietati basandosi su chissà quali informazioni. Più conosco gli esseri umani e più mi stupiscono. E a volte, lo ammetto, mi spaventano anche. E’ socialmente illogico e controproducente, accanirsi gratuitamente così tanto nei confronti di altre persone e soprattutto verso chi, come me per esempio, ha come obiettivo quello di diffondere strategie di pensiero per vivere meglio. Questo, beh è un comportamento che mi impensierisce assai. In quest’occasione più che il coaching, a mantener la calma mi ha aiutato un antico adagio del più celebre dei figli di Firenze: “Non ragionar di loro, ma guarda e passa”, e così ho fatto, ho risposto gentilmente e in modo fermo a questa persona, continuando per la mia strada, nonostante l’amarezza che ancora provo in sottofondo. Invece di restare a languire nella frustrazione per poi andare a diffondere livore, rabbia, rancore e astio intorno a voi, nel mondo, mi chiedo, perché non vi impegnate a distribuire carità, passione, amore, solidarietà? Se qualcosa non piace è giusto esprimere il proprio giudizio, ma sempre con garbo e rispetto, lasciando alle persone per bene le energie per fare tutto ciò che possono per cambiare in meglio il nostro pezzo di mondo. Il “nemico” non sono gli altri, non è la pandemia, il vero nemico qui è l’ignoranza e la maleducazione. E sta a noi sconfiggerla con tutto l’amore possibile. Di questo ho voluto parlare nella rubrica di questa settimana, partendo da una vicenda assolutamente personale, sperando, come sempre che sia stato utile a chi legge.

Il grande BIVIO

Torneremo ad abbracciarci Torneremo a guardarci le labbra Torneremo a darci la mano e stringerci forte Come in un unico grande coro Per dire io ci sono, la Terra è casa mia e l’amore è il mio sentimento Bene, queste parole che mi sono sgorgate così, dal nulla, mi ricordano della fantastica energia che ognuno di noi può avere dentro di sé e che adesso è bloccata, quasi disabile dietro la barriera della paura, della distanza e delle mascherine. Allo stesso tempo mi viene in mente uno di quei discorsi che purtroppo da molti angoli viene fuori: “Quando questa situazione sarà finita sarò finalmente felice”. Ma ne sei proprio sicuro? Perdonami se faccio il guastafeste ma il punto è che non credo proprio che funzioni così. Anzi, diciamo pure che c’è bisogno di una bella dote di autoconsapevolezza per trovare la centratura che serve per affrontare il durante e il dopo. Quella centratura che ti permette di capire che molto delle sorti del pianeta dipende da come ti comporti, da come reagisci a questi periodi così sfidanti. Qualche giorno fa ho postato sui social, un pensiero del grande Gigi Proietti che ci ha lasciato in questi giorni. Sono dei piccoli frammenti di coscienza evoluta: “Dalla crisi non si esce con l’odio o con la rabbia, quelle sono solo conseguenze. La soluzione invece è l’Amore e il far tornare di moda le persone per bene.” E’ vero, è l’amore quello su cui dobbiamo puntare per arginare le catastrofi, il resto è tutta sabbia che scorre nella clessidra del tempo che ci rimane prima che questo pianeta ci dica “basta”. La nostra civiltà è a un bivio epocale che tra l’altro forse abbiamo già superato. Comunque vada, ricordandomi che so bene come funziona il nostro e il tuo cervello, prima di concludere, mi piace ricordare un fatto di diversi anni fa quando uno studente chiese alla sua prof. di antropologia quale atto secondo lei doveva essere catalogato come primo segno di civiltà in una cultura. Lo studente si aspettava che la prof. parlasse di punteruoli, scritte, ami, vasi di terracotta o macine di pietra. Ma non fu così. La risposta che ebbe lo spiazzò parecchio perché l’insegnante gli rispose che il primo segno di civiltà in una cultura antica era un femore rotto e poi guarito. È proprio così, facci caso, nel regno animale se ti rompi una gamba, muori. Non puoi sperare di farcela se non sei integro, non puoi scappare dal pericolo, andare al fiume a bere o cercare cibo. Sei destinato alla morte, sei carne per bestie predatrici. Nessun animale sopravvive a una gamba rotta abbastanza a lungo perché l’osso guarisca. Per questo, tornando alla nostra amica antropologa, un femore rotto ma guarito è davvero la prova che qualcuno si è preso il tempo di stare con colui che è caduto, ne ha bendato la ferita, lo ha portato in un luogo sicuro e lo ha aiutato a riprendersi. E’ l’amore, l’aiutare qualcun altro nelle difficoltà, il momento in cui la civiltà inizia. E noi, a che punto siamo arrivati? Quanto amore circola nelle strade? Quanti sorrisi ci sono sotto le mascherine? Non lo so, è davvero difficile in questo momento capire il prossimo ma nonostante tutto io continuo a crederci, credo che torneremo ad abbracciarci, con amore, con tenerezza, con amicizia. In barba a questo covid e a tutti quelli che godono a pensar male, pietà per loro.

IL FUTURO E’ SOLO TUO

Sole, vento, silenzio e tutto va al posto giusto, nel giusto ordine. Questo è quello che vorrei accadesse oggi, così, per magia. E credo di non essere il solo. In molti desiderano fortemente che questo periodo, così sfidante, finisca presto; ma ci siamo ben dentro e, per rispetto di noi stessi, dobbiamo accettare che la vita è questa. Per fortuna siamo vivi e secondo me, siamo in grado di giocarcela alla grande anche con questo mistero, con questa vile scia di contagi, fisici e mentali. In molti mi chiedono ultimamente come faccio, nonostante tutto, a pensare sempre positivo. In realtà io non penso sempre positivo. La verità è che il mio focus e la mia energia si concentra, da subito e da quando conosco le tecniche, su come prendere decisioni utili, le migliori che si possano prendere in un determinato momento. Voglio svelarti un segreto: Ti puoi attivare in modo adeguato, solo quando diventi consapevole che ci sono dei criteri fondamentali, da utilizzare in base al contesto in cui prendi le decisioni. Tieni conto che esiste un’equazione molto interessante alla quale affidarti: ·        In contesti diversi decidi con criteri diversi. Cosa significa? È che quando usiamo alcuni criteri nel contesto sbagliato prendiamo cattive decisioni. Per esempio pensare a come abbinare giacca e camicia mentre sta bruciando casa, non è certo l’idea più sana che ti può venire in mente in quel momento. Oppure arrivano cattive decisioni quando non usiamo dei criteri che invece vanno tenuti bene a mente e che sono fondamentali in un particolare contesto. Del tipo: mi ingozzo costantemente con tutto quello che mi frulla per la testa in quel momento, pensando a quanto mi faranno stare bene immediatamente, senza allargare l’orizzonte temporale e notare che effetto avranno sul mio fisico e sulla mia salute nei mesi e negli anni a venire. Qualcosa ti suona familiare? Ci sta, è un dato di fatto che a ognuno di noi, prima o poi, è capitato di prendere decisioni stupide. Quello che è importante è rendersene conto, capire quali criteri hai considerato e quali no e diventare più intelligente per la volta successiva. Questa se volete possiamo anche chiamarla col suo nome: Esperienza. Per accumulare esperienza comunque bisogna vivere e farlo nel modo più assennato e intenso possibile, stando accorti a non farsi troppo male e apprendendo nei tempi previsti, avendo accanto i riferimenti giusti, delle guide che siano in grado di farti vedere anche al di fuori di te, indicandoti, attraverso una sorta di lente ideale, ciò che puoi migliorare. E’ principalmente per questo che è importante scegliere con chi stare, con chi correre, con chi vivere, con chi respirare, parlare, amare, confidarsi, riflettere, crescere. In questo periodo sempre più persone hanno bisogno di riferimenti esterni e quando scelgono me, una delle cose che chiedono è come riesca a essere la persona giusta, al posto giusto e al momento giusto. Non c’è una ragione speciale, credo sia una dote che possa appartenere a chiunque abbia a cuore il prossimo e che tutto cominci con una decisione importante: scegliere di portare valore, tramite ciò che stai facendo, alle persone che hai accanto e nell’ambiente che frequenti.  Insomma, puoi smettere di pensare di dover trovare un posto particolare nel mondo per farlo e puoi renderti conto che è qualcosa che puoi decidere di fare ed essere in ogni momento. Può essere un’ottima decisione e sarò felice di spiegarti come. Alcune persone purtroppo fanno fatica a prendere decisioni efficaci. Non sanno distinguere tra una buona e una cattiva decisione. Non hanno criteri e strategie in mente che diano loro un’indicazione su cosa sia meglio fare. Il fatto è che a pochissime persone, nella loro vita, è stato insegnato un modello che le aiuti a prendere decisioni in modo semplice, efficace e funzionale. Sai, anche lo stare male è semplicemente una cattiva abitudine. C’è chi trascorre la maggior parte della giornata vivendo brutte emozioni solo perché́ il dolore è una sensazione che conosce bene e quindi inconsapevolmente la ricerca (anche se non lo ammetterà mai). Chi sta accanto a te, nella gioia e nelle difficoltà, può darti tanto e se è anche preparato come lo sono i professionisti veri, può arrivare ad essere quasi come un angelo custode e farti comprendere ed apprezzare che le difficoltà che stai vivendo oggi stanno sviluppando la forza che avrai domani. Continua ad andare avanti e a prendere buone decisioni e buone guide per il tuo futuro che, alla fine, di futuro ne hai solo uno, il tuo.

Il trucco dell’arcobaleno

L’autunno è la stagione che più delle altre viene associata a sentimenti di malinconia o magari di tristezza. È in questo periodo dell’anno infatti che il freddo inizia a farsi sentire, il cielo si incupisce, l’estate finisce portandosi via la spensieratezza e il senso di libertà che ci avevano accompagnato nei mesi precedenti. L’autunno coincide con un ritorno alle nostre vite frenetiche: il lavoro, la famiglia, gli impegni e i mille pensieri che tornano ad affollare le nostre menti. È guardando questa foto però che ci si rende conto che tutto quello che noi pensiamo è solo frutto di un grande pregiudizio, dettato da un’idea che ci costruiamo da soli in base all’immaginario comune. Non è mai tutto bianco o nero, esistono sempre un’infinità di sfumature diverse, che nel caso dell’autunno vanno dal rosso al giallo, passando per l’arancione e questa foto sembra rappresentare un messaggio che la natura ci manda: anche nei momenti più cupi possiamo trovare “il giallo della felicità”. E a te, qual è il colore che più ti piace? Che ti dà freschezza, energia, vitalità? A me proprio il giallo, intendo quello bello intenso, “coccoloso” delle case di campagna toscane o dei filari che vedi nella foto scattata in quel di Montalcino. Proprio col giallo ho coniato un piccolo trucco mentale che anche tu puoi usare quando sei giù, hai poca voglia di uscire e trovi tutte le scuse per non allenarti. Scuse?? pensi te che io Coach non accampi con me medesimo delle scuse??? Vuoi che te ne elenchi qualcuna? Guarda che anch’io sono bravissimo a prendermi in giro, anzi penso di essere proprio un esperto in questo genere di cose, perché un coach, sai, deve essere molto bravo con le scuse sennò il Coach, quello maiuscolo, mica ci casca 😊 Bene, ecco qua un piccolo prontuario: “mi sembra freddo, forse tra poco aumenta il vento, certo che sull’argine sarà umido, e poi che schifo.. sarà pieno di lumache, poca luce, ormai viene buio presto, ora serve la mascherina, quelle nuvole promettono poco di buono, mi sporco le scarpe, non esco perché è venerdì, lunedì,… (sì uso anche robassurda come questa…) Insomma come si suol dire, le invento di quelle nere Meno male che l’altro Coach ne sa sempre una in più e quindi siccome ogni volta che mi perdo so sempre da che parte è il mare, trovo le soluzioni che mi fanno fare la scelta più utile. E adesso che sai di me e dei miei inghippi, perché non provi anche tu a usare questa piccola magia coi pensieri e i colori? Puoi farlo da solo, nel silenzio della camera o dove preferisci Chiudi pure gli occhi, fai un bel respiro e immagina di uscire, vedi quello che vedi e comincia a sentire i profumi… Mentre lo fai puoi cominciare e immaginare di muoverti, sì, che tra poco stai per allenarti… Adesso inizia a vestire i tuoi pensieri di quel colore che ami e se resta qualche piccolo punto ancora grigio, cancellalo con un sorriso e fai esplodere di colori gioiosi tutti i tuoi pensieri. Quello che vedi e quello che senti ti fanno stare sempre meglio, fai un bel respiro, sorridi ancora e ti accorgi che ti stai già vestendo; in un attimo sei sul campo, sulla strada o dovunque tu voglia allenarti e senti come è bello il rumore dei passi mentre cominci a camminare, e aumenti la cadenza fino a quando sei caldo e senti che è il momento giusto per iniziare a correre, con il sorriso, come sempre, come un runner, come un vincente, dentro al colore più bello dell’arcobaleno: il tuo!

I malati di rimandite

Proprio in questi giorni abbiamo terminato il primo ciclo di lezioni dell’Academy Oneand e in questa ultima abbiamo visto qualche numero che sancisce l’evoluzione, economica e territoriale, di questa professione di aiuto. Abbiamo testato e compreso come il Coaching da lusso sia diventato ormai una necessità. Per ognuno di noi è sempre più importante avere un riferimento esterno, abile e ben preparato che ti permetta di attingere alle tue risorse profonde in modo da essere più energico, efficace, performante e soddisfatto di te. E’ prezioso avere accanto un coach di cui fidarsi e comunque, credimi, non ho la pretesa di insegnarti nulla. Semplicemente in oltre 30 da imprenditore e gli ultimi anche da mental coach, ho capito che tantissime persone non si rendono conto di quanto “possano fare meglio ciò che già fanno”. Un piccolo cambiamento nelle loro azioni quotidiane, si trasforma immediatamente in un cambiamento dei risultati che ottengono. C’è un mio amico coach che si diverte a ricordarmi che proprio io per primo gli ho fornito l’idea che un 1% al giorno di miglioramento permette di arrivare molto molto lontano. E sì, proprio così, la costanza è fondamentale. Inutile dare strappi al motore, come diceva Mogol. Meglio procedere con costanza e attenzione, anche poco ma sempre. Considera che quello che fai oggi ti sarà di aiuto per essere migliore domani e così ogni giorno. Quindi da queste pagine il mio intento è proprio quello di condividere con te: Strategie, Strumenti, Metodi, Consigli, tante piccole tip, pillole di coaching che puoi applicare ogni giorno, ogni volta che vuoi per bonariamente “Dopare” le azioni che stai già facendo e che compi ogni giorno, per ottenere risultati migliori. Piccoli Accorgimenti Quotidiani, in grado di fare una grande differenza, nel tempo, per la qualità dei Risultati che Ottieni e di conseguenza della tua vita. Oggi ad esempio voglio parlarti di una delle richieste che ricevo più spesso dai miei coachee: come smettere di procrastinare! Primo: devi sapere che paura e procrastinazione vanno spesso a braccetto. Che si tratti di fare un allenamento nuovo, cercare un nuovo lavoro o iniziare delle relazioni importanti, quando si è spaventati si troveranno sempre decine di scuse plausibili per rimandare ciò che si vorrebbe o si dovrebbe fare. La tendenza a rimandare nel 90% dei casi è dettata dalla paura e porta le persone a immobilizzarsi, bloccarsi e a essere incapaci di reagire. Ma c’è una buona notizia: nonostante la paura a volte ci possa condizionare, gli esseri umani sono dotati naturalmente della capacità necessarie per prendere decisioni. Da Coach ho capito che le maggiori cause del rimandare sono queste: Il disinteresse e la pigrizia. Su queste c’è poco da aggiungere, ma ce ne sono altre davvero difficili da individuare che però voglio elencarti per farti capire se stai anche tu in una di queste: Il Perfezionismo: La persona non si sente in grado di affrontare un compito o un problema se non riesce a farlo in maniera perfetta. Non si sente mai abbastanza pronta o sufficientemente sicura delle proprie capacità, conoscenze o competenze Il fallimento: Molti rimandano all’infinito per paura di non riuscire. Questa paura può a volte essere talmente forte da bloccare qualsiasi tipo di iniziativa basando tale comportamento sulla convinzione che si otterrà sicuramente un fallimento. La paura del successo: Chi ha paura del successo può essere una persona che sente di non meritarselo e quindi vive una sorta di senso di colpa oppure può avere il timore che gli altri poi si aspettino sempre delle prestazioni di successo da lei e quindi vive queste aspettative con forte ansia e stress. E poi paura delle conseguenze, paura delle responsabilità, rabbia per le occasioni sprecate. E allora qual è il punto? Quale è la notizia vera? E’ che qualsiasi siano le cause che innescano la procrastinazione, rimandare una decisione è a sua volta una decisione. Adesso che sai che sei bravissimo a decidere, puoi cominciare a decidere di decidere. Buona serata 😊

Ancore e performance

C’è chi sostiene a ragione che un colpetto sulla spalla è uno stimolo più efficace di una puntura di spillo. Viviamo costantemente in uno stato condizionato da stimoli e risposte: Il caffè, per chi fuma, di solito è seguito da una sigaretta, studiare per un compito crea facilmente stress, vedere un volto sgradito fa sentire subito a disagio. Ognuna delle affermazioni appena citate racchiude in sé un ancoraggio negativo (magari per un fumatore il primo no ma c’è tempo per capire meglio anche questo…anzi, sbrigati a capirlo…) In pratica è scientificamente provato che quando ci si trova in uno stato emozionale intenso (EES) se viene applicato uno stimolo sensoriale al momento di massima intensità emozionale dell’esperienza, allora si crea un ancoraggio che è una neuro-associazione tra emozione e stimolo. Le Ancore quindi fanno rivivere i momenti legati a una determinata situazione. Quelle positive ti permettono di ri-collegarti quando vuoi alla sensazione desiderata per stare meglio. Ad esempio il suono delle onde del mare che si infrangono dolci sulla riva… il profumo di una persona amata, la scena di un film divertente oppure come quelle di prima, creare emozioni sgradevoli. Le Ancore possono essere di diverso tipo: visive, auditive, cinestesiche, olfattive, gustative e possono essere utilizzati più sensi contemporaneamente. Per definizione l’Ancora positiva, richiamando sistematicamente l’emozione alla quale è associata, dà accesso a risorse potenzianti. Addirittura anche un colore può essere un’ancora e molti atleti ne fanno uso inconsapevolmente. Nelle mie esperienze come Mental Coach ci sono tanti aneddoti suggestivi anche nell’ambito sportivo anche se, per questo argomento, mi viene in mente quello che mi disse tanti anni fa Renzo, il Capo Area della multinazionale per la quale lavoravo all’epoca: “Vedi Luca, con quella cravatta ho fatto il mio primo contratto oltre i 100 milioni e l’ho conservata perché ogni volta che la guardo sto bene e vado più felice al lavoro”. Pensate davvero che un pezzo di stoffa colorato appeso al collo con un nodo, possa avere questo potere? Ebbene sì! Se vuoi puoi dargli assolutamente questo potere e in modo perpetuo per cui, perché non scegliere consapevolmente qualcosa a cui dare un potere così forte da infondermi energia vincente ogni volta che lo desidero? Posso scegliere un gesto con la mano, un certo colore, un saltello all’ingresso in campo, un paio di calzini, una canzone, un alimento… ad esempio io amo lo zenzero e quando faccio gli speech ne tengo sempre un po’ a portata di mano… (beh.. ovvio che se ami cipolle o cocomero potresti incontrare delle difficoltà 😉), Comunque, dicevamo, puoi dare potere a qualsiasi cosa che si trasforma in un’ancora che quando vuoi riattiva in te ciò che ti serve in quel momento. Immagina adesso e torna indietro con la mente a qualche situazione vincente che hai vissuto, vedrai che è associata a qualcosa di particolare e che se ci ripensi stai già meglio Insomma quando torni con la mente a certe situazioni passate, ti renderai conto che l’uso delle ancore, seppur inconsciamente, lo hai già fatto un sacco di volte anche tu. Adesso hai anche la consapevolezza che le puoi usare quando vuoi puoi attivarle per stare meglio ed essere la miglior versione di te, che sia una gara, un allenamento o un incontro di lavoro. Un Ancora positiva può farti switchare la giornata e se non la trovi subito, chiudi gli occhi, immaginala ora con me e la magia si avvera! 😊

MENTE/FISICO, una cosa sola:e allora piova pure, io esco! (Dedicato ai podisti)

Non è un segreto che a un corretto esercizio fisico debba seguire un corretto modo di allenarsi mentalmente e quanto le due parti si influenzino a vicenda. Quello che invece per molti sembra restare un mistero è cosa può significare avere un allenamento mentale corretto, e questo tanto in relazione alla propria vita quotidiana che allo sport e quindi nello specifico alla corsa. Moltissimi runner infatti commettono con l’allenamento mentale gli stessi errori che commettono nella preparazione fisica ed al pari di questa non ottengono i risultati voluti. Sebbene nel tempo sia cambiato il modo in cui l’essere umano si è approcciato a questo binomio, La mente e il corpo sono da sempre strettamente legati tra loro. Un tempo muoversi era indispensabile per nutrirsi. Camminavamo e correvamo anche per chilometri per poter soddisfare i nostri bisogni legati al bere e al mangiare, e questo è stato ciò che ci ha resi abili camminatori e corridori.  Certo, allora era ovvio farlo, era necessario, ma oggi le cose sono radicalmente cambiate, anzi diciamo pure che sono quasi l’opposto. Immagino tu sia d’accordo con me nel dire che oggi viviamo in un mondo che almeno in gran parte è assolutamente in grado di sfamarci regolarmente e ringraziamo che per fortuna noi stiamo proprio in “questa parte”. Non ci sono (almeno per ora…) persone che inseguono il proprio cibo per strada (a pensarci bene, non si va nemmeno a piedi al supermercato…sigh!). Piuttosto vedo molte persone “scappare” dal cibo, correre “via dal cibo” per smaltire ciò che hanno mangiato in esubero, quasi per cercare di liberarsene pentiti, in preda a un forte senso di colpa. Dovremmo, anzi dobbiamo, reimparare ad avere una sana relazione con il movimento e la nutrizione, in pieno equilibrio col nostro approccio mentale a questi argomenti. Servirebbe a riscoprire come dovremmo usare il movimento per il nostro benessere oggi. Capire i meccanismi che questa attività innesca dentro di noi, il modo in cui il nostro corpo vive il movimento, e per farlo, per ottenere il massimo, il metodo migliore è quello della consapevolezza di sé: è questo il primo passo che ti permette di ottenere i veri benefici che solo un sano “movimento” ti può regalare. Come dicevo all’inizio, allenare la mente è altrettanto importante quanto allenare il proprio fisico. La soluzione ottimale, praticata da anni dai più grandi sportivi in tutto il mondo, è quella di affidarsi a un preparatore, a un mental coach che faciliti il raggiungimento della propria peak performance, che ti permetta di far proprie le strategie di auto motivazione, in modo consapevole ed ecologico, o anche solo per mantenere quello stato di benessere psico fisico che sei riuscito a raggiungere. Sai bene che a volte basta distrarsi un attimo, guardare da un’altra parte, ascoltare qualche consiglio sballato, magari quello del vecchio amico che “la sa lunga sulla vita” o infilarsi in una relazione di quelle tossiche che non sai mai quando fa bene e quanto fa male Insomma basta poco che tutto quello che hai costruito con tanta fatica, svanisce in un attimo. Ecco perché è fondamentale avere un riferimento esterno, un professionista che sia in grado di supportarti e rinfrescare le energie mentali proprio come quando decidi di uscire a correre anche se fuori piove. “Piova pure, io vado. Ci sono difficoltà? io le affronto.” E di solito, chi ragiona così, vince! E’ un cambio di priorità: il tuo benessere al primo posto.

Guarda avanti, non vivere di nuca

Sei consapevole che il modo in cui ti muovi nello spazio e assapori il tempo che scorre sulla terra è di fondamentale importanza? Per non farti scappare il succo dei momenti vissuti, il profondo senso della vita, l’incredibile viaggio che siamo chiamati a fare, credo sia arrivato il momento di stare a contatto con sé stessi e di chiudere la porta agli intrusi. Beh, se questo fosse un racconto magari proseguirebbe così: “Quando posso lasciarla aperta, allora?”, mormorò stupito il ragazzo. “Quando farai tua la chiave”, rispose il saggio. Perché questo non è un racconto ma rappresenta la realtà di ogni giorno. È di assoluta importanza comprendere che devi essere te a decidere o quando aprire o chiudere la porta all’emozioni e alle persone che contano davvero. Lascia andare il vecchio: rinascerai a nuova vita. Sarà che siamo in bilico da marzo, pronti a ripartire o scendere. Sarà che siamo sempre sul punto di ridere o piangere, aprire o chiudere. E qui la forza si spegne, oppure ti stimola e cresce, fino a diventare dirompente. Ogni volta che dentro di noi succede qualcosa del genere significa che qualcosa di veramente forte sta per arrivare. Per noi, per quello che abbiamo fatto o non fatto, detto o taciuto. Ma è a questo punto che si pensa al passato ed entra in scena la paura di perdere che attanaglia i neuroni deputati alle decisioni. È questo il momento in cui tutto quanto il dolore passato diventa come un grande ombrello che alcuni aprono per ripararsi dalla pioggia della responsabilità.  Spesso le nostre decisioni e azioni sono condizionate dal nostro passato, da ciò che abbiamo sempre considerato vero, da ciò che per noi ‘è sempre stato così e non potrà mai cambiare’. E invece non è così. Dentro di te ci sono già tutte quelle risorse per cambiare quegli schemi di comportamento che finora hanno generato gli stessi risultati, quelli che non ti soddisfano. Per fortuna ci sono, lo sai, anche tutte le risorse che ti hanno permesso di avere già grandi soddisfazioni. E quindi perché non tornare ad assaporarle? Vuoi qualche esempio per sapere come fare? Puoi osservare i problemi da una prospettiva più costruttiva PER TE, puoi frequentare persone che ti incoraggiano ad inseguire i tuoi sogni (e lasciare indietro chi ti demotiva), puoi imparare a trasformare i tuoi limiti in punti di forza, puoi modellare e seguire strategie e sistemi di chi ha già raggiunto i traguardi che vuoi raggiungere anche tu. E’ proprio su questo (e molto altro) che il coaching adesso può esserti d’aiuto, dedicando a te stesso intensi momenti per iniziare ad applicare queste strategie nella tua vita, insieme a persone che come te hanno deciso di mettersi in gioco per fare un passo concreto verso i propri sogni. Ancora oggi in molti, e magari anche te qualche volta, perdono tempo cercando di capire il perché del loro pessimo stato d’animo… Scelta comprensibile ma poco utile se poi non sai cosa fare per stare bene. Scelta anche faticosa, è difficile pesare ogni giorno il cuore e la mente, stare in contatto col dolore, se poi non so quale regalo trovo alla fine. Molto più semplice invece è imparare a capire quello che serve per vivere la vita che desideri. Se stai girato di spalle e guardi al dolore e al passato stai pur sicuro che la vita la vivrai di nuca e non è quello che ti serve per viaggiare sereno su una strada, per centrare il bersaglio, per gustare le soddisfazioni sparse nel percorso. Prendi il coraggio che hai dentro di te e portalo nel qui ed ora, scambialo con qualche centesimo di benessere e inizia a chiamarlo per nome, dagli del tu e vai avanti consapevole perché, alla resa dei conti, tutto quello che vivi ha a che fare solo con te. 

SIAMO TUTTI MENTAL COACH?

Nell’ articolo “Le vertigini della libertà” abbiamo visto come sia utile rispolverare i vecchi libri di filosofia per comprendere i meandri della mente umana e rendersi conto dell’evoluzione enorme che la scienza ha fatto, soprattutto negli ultimi anni, nel decifrare e comprendere tutto quello che appartiene alla grande sfera mentale, dove decidiamo i nostri atteggiamenti, pensieri, convinzioni. Bene, oggi ho pensato che è arrivato il momento giusto per apprendere che il coaching o se volete, l’allenamento mentale, oltre che con la filosofia, ha a che vedere con la nostra sfera sociologica, antropologica e quindi anche, con la nostra stessa sopravvivenza. Questo significa, per sillogismo, che ciò che viene fatto da un mental coach avviene su un qualcosa che è già presente in ogni persona: è qualcosa di assolutamente naturale. Il coach, lo sai, è un agente di cambiamento che attiva le risorse già presenti nella persona. È una professione d’aiuto che viene svolta da ognuno di noi, in qualche modo, già dall’alba dei tempi. La bontà del risultato purtroppo in molti casi resta solo nell’intenzione perché, appunto, la chiave di volta, anzi di s-volta, nell’essere d’aiuto, sta nell’esserne consci, consapevoli e responsabili. È vero, lo ribadisco, noi tutti siamo potenzialmente dei coach. Lo siamo non solo in modo innato, ma possiamo diventare addirittura dei veri maestri. Ci sono, come dicevo prima, delle leggi immutabili che ogni giorno applichiamo e che ci guidano da migliaia di anni, come il desiderio inconscio dell’essere umano di fare il proprio bene anche attraverso il bene altrui. Sia questo in famiglia che nei gruppi sociali, nello sport o nella vita lavorativa. Questo però comporta il rischio di “influenzare” gli altri in modo non sempre efficace e utile. Purtroppo, molto spesso, non ne siamo minimamente consapevoli di questo e quindi agiamo in modo incontrollato e inconsapevole per cui poco utile al prossimo e di conseguenza a noi stessi. Fortunatamente si possono imparare tecniche, strategie, strumenti, metodologie che, come avete avuto modo di appurare e apprezzare negli scorsi articoli, è palese quanto siano potenti ed efficaci. Ed ecco il secondo fondamentale passaggio: la consapevolezza della nostra potenza mentale che, quando efficacemente applicata, genera un’evoluzione di pensiero e di benessere che sono le fondamenta su cui far poggiare tutto il resto. Una delle frasi che più amo rivolgere ai miei coachee quando li incontro la prima volta, è che tutto quello che accadrà nel percorso che faremo insieme genererà, oltre a tante risposte utili, un qualcosa di molto ma molto più importante: la consapevolezza. Che è esattamente ciò che desiderano le persone quando decidono di affidarsi a un mental coach. Lo sapete qual è la frase che mi dice in genere la gente quando si affida a me o ai coach di OneAnd? “Vorrei stare meglio di come sto, ho capito che ho qualcosa in più ma non so come trasformarlo in risultati concreti che mi diano il benessere che desidero” Quel qualcosa in più è già lì… Non si tratta di insegnare qualcosa, che in pratica è come dire che “io lascio un segno” o “io segno in te” avendo come presupposto che qualcosa non sia già dentro la persona, ma di educare al benessere perché in realtà il Coach, come dicevo, è un attivatore di risorse e quindi educa (da “e-ducere” cioè “far venire alla luce qualcosa che è nascosto”) e trae da dentro, le risorse già presenti nella persona. Come penso ti sia chiaro, ora, rispetto a come sono state impostate e applicate altre simili finora, cambia tutto il senso di questa professione di aiuto, perché il presupposto principale è che non c’è niente che non abbiamo già per raggiungere quello che desideriamo. Insomma, il compito del Coach, come diciamo ogni settimana nelle nostre lezioni dell’Academy, oltre a donare nuove strategie e abilità, è quello di far emergere soprattutto le risorse che ci sono già. Capisci adesso come questo renda più semplice il percorso verso il tuo benessere? E la notizia più importante di tutte è che non devi più andare in giro a cercare qualcosa, perché tutto quello che ti serve, ce l’hai già. Devi solo attivarlo!

La Mossa del Criceto

Ti è mai capitato di ritrovarti, anche senza volere, in una discussione con qualcuno, un collega, il partner, il capo e renderti conto che, mentre stai parlando, la discussione sta degenerando sempre di più? Quei casi in cui i t toni si fanno via via sempre più caldi, le parole sempre più aspre? Sono quei momenti in cui, sai benissimo che se continui così, inizi a dire un sacco di biiiip……, un sacco di cose che magari non pensi del tutto e alla fine arriverai a tirare fuori tutto il peggio di te. Hai presente quelle situazioni? Ecco, queste sono quelle finestre di vita in cui ti senti e ti comporti come un criceto nella gabbia, come quel criceto che in modo perpetuo gira nella ruota. Senza sapere perché. In certi casi hai visto che il perché scompare, resta solo la propria difesa a oltranza, l’orgoglio o i bisogni primari di dominio di genere. Sono quei momenti in cui maledici la mancanza di controllo e non capisci perché stai facendo una cosa sbagliata e non riesci a fermarti. In pratica, quello che ti sto dicendo è che in questi casi le nostre abitudini, di pensiero e di comportamento, ci fanno reagire meccanicamente a delle determinate situazioni e mettiamo in atto degli schemi prestabiliti, che a volte però, come hai visto, non sono per niente funzionali. Ecco, in questi casi, è di vitale importanza imparare ad “interrompere lo schema”. Che significa sostanzialmente? Significa che devi uscire dalla ruota, anzi proprio gettare via la ruota: smetti di essere criceto. Significa riprendere il possesso di te e della tua agilità cognitiva, uscire dagli schemi preconfezionati che hai acquisito finora così da tornare a muoverti liberamente nello spazio, in modo che non solo la ruota ma anche la gabbia sparisca. Come si può fare? Semplicemente imparando a spostare la tua attenzione, e dandoti un’alternativa valida. Intendo spostare veramente il tuo focus attentivo, guardare da un’altra parte, ascoltare suoni diversi, concentrarsi su emozioni di altro tipo, ricordare un altro luogo e altre persone. Per esempio: sei in una discussione come dicevamo e ti accorgi che l’emotività sta diventando troppo alta? E di conseguenza la razionalità è bassa, e sai che non hai nessuna convenienza a continuare a parlare così? Lo sai, c’è sempre un momento in cui realizzi che stai perdendo il controllo e allora, appena te ne accorgi, chiedi o trova una scusa, interrompi la conversazione e prenditi 5 minuti per abbassare il tuo livello di emotività. Ti do 3 strategie molto semplici da utilizzare e che puoi mettere in atto già da subito. 1) Interrompi immediatamente ciò che stai facendo e cambia fisicamente la tua posizione. Cambia il tuo corpo, la tua postura, la fisiologia… magari saltella per la stanza, metti un po’ di musica, balla, insomma muoviti, così cambi la tua biochimica. 2) Bevi un bicchier d’acqua. Hai mai notato che alle persone in stato di shock, si tende a dare un bicchiere d’acqua? Il motivo è che così possono riacquistare ossigeno che vada al cervello in modo che dopo puoi guardare la situazione da un’altra angolazione, magari dall’alto. Ecco proprio dall’alto, volaci sopra, innalzati di livello, immagina davvero di osservare la scena da sopra: vedrai che dopo un po’ inizierai quasi a sorridere di quello che fino a poco prima stava succedendo. 3) Chiediti sinceramente: qual è il vero obiettivo in questa situazione? Perché devi sapere che molto spesso, il punto è che ci imbarchiamo in discussioni tossiche quando il nostro obiettivo diventa solo il voler avere ragione anziché essere convincenti o mandare semplicemente il nostro messaggio a qualcuno. Ricordati, questo è un passaggio molto importante: a te interessa l’obiettivo finale, non necessariamente l’avere ragione. Che ne dici di sperimentare tutto e poi riparlarne insieme così mi dici come è andata quando hai applicato una di queste strategie? Scrivimi alla redazione di Atletica Immagine oppure a questa mail: lucapaoli@oneand.it e nei prossimi numeri magari affronteremo proprio l’argomento che hai a cuore. Intanto comincia a seguirci da vicino entrando nel gruppo di crescita personale facebook Oneandyou